Fast Fifties: 5 Beautiful 50mm Primes That Are Niftier Than Most
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In cima alla Torre di Pisa, uno spettacolo mozzafiato, la piazza dei miracoli sotto, il pavimento inclinato che faceva girare la testa, un gioco di ombre e luci con il sole che si nascondeva fra le nuvole…e cosa fa questa? Non trova di meglio che posare per foto da diva! Un gruppo di orientali avrà pensato che fosse chissà chi, e si è messo a fotografarla tipo servizio di moda! E la bellezza…
Robert Frank ha rivoluzionato la fotografia con uno stile diretto ed espressivo. Il suo reportage The Americans ha segnato un’epoca, diventando un punto di riferimento per generazioni di fotografi
Il fotografo svizzero, naturalizzato statunitense, Robert Frank (Zurigo, 1924 – Inverness, 2019) con uno stile diretto ed espressivo, ha reso la fotografia uno strumento di evidenziazione del cambiamento sociale, rivoluzionando il linguaggio del reportage. Attraverso ritratti fuori fuoco, inquadrature mosse e tagli apparentemente casuali ha tradotto, con lucida visione, lo spirito di un’epoca. Ed in seguito, segnato dal suo tragico trascorso personale, arriverà ad indagare l’aspetto esistenziale nel minimalismo della raccolta autobiografica The Lines of my Hand.
Destinato ad un continuo vagare, nel 1954, Robert Frank fotografò il picnic del 4 luglio a Jay (New York) e quello scatto divenne il preludio alla raccolta The Americans (1958-1959), per la quale nel 1955 ottenne, prima volta per un europeo, la Guggenheim Fellowship, che gli venne rinnovata anche l'anno seguente.
Ispirati dai lavori di Bill Brandt e Walker Evans, gli 83 scatti di The Americans, realizzati con l’inseparabile Leica, sono la narrazione di un viaggio durato oltre due anni, attraversando ben 48 stati. Una ballata per immagini dedicata al viaggio on the road nel suo luogo d’eccellenza, con l’immancabile introduzione dello scrittore della Beat Generation, Jack Kerouac:
«Quella folle sensazione in America, quando il sole picchia forte sulle strade
e ti arriva la musica di un jukebox o quella di un funerale che passa. È questo che ha catturato Robert Frank nelle formidabili foto scattate durante il lungo viaggio attraverso qualcosa come quarantotto stati su una vecchia macchina di seconda mano» .
Questa raccolta fotografica contempla le tendenze sociali dell’America di provincia, al di là di ogni retorica propagandistica, in una connaturata riflessione sui metodi e i soggetti dell’eredità documentarista, prima di allora considerati facilmente -ed erroneamente- accessibili.
L’America in bianco e nero di Robert Frank è una serie di strade sterminate e deserte, di volti e di particolari apparentemente insignificanti, che ne restituiscono l’immagine comune, ritagliata fuori dalla sua ambiziosa visione, palesandone l’identità narcisista e l’ossessione per i propri simboli. Nella reiterazione e centratura della bandiera e di tutte le icone della cultura americana viene testimoniata la forza del crescente consumismo, del quale l’America stessa è emblema.
Robert Frank non aveva soggetti preferenziali, anche se la sua attenzione ricadeva su momenti di ignara spontaneità, con una prospettiva atta a mettere in risalto le contraddizioni e le ipocrisie relative al contesto. Alla prospettiva mirata dei suoi scatti corrispondeva un giusto compendio tonale: gli scuri molto intensi, con grigi enfatici, ed i bianchi sporchi.
Europeo cresciuto nel mito del sogno americano e nell’ideale di libertà incarnato con la Seconda Guerra Mondiale, Robert Frank immortala l’America con occhi disillusi e neutrali: il suo obiettivo schivo, si poneva a distanza, cercava di vedere senza essere visto, per non rischiare di interrompere il naturale flusso della vita dei suoi soggetti.
Così facendo ha sviscerato il substrato della nuova America, l’ha messa a nudo: nessuno prima di allora l’aveva mostrata così oscura e sgranata, così remota e vera. Uno schiaffo alla sua presupposta ed effimera immagine di perfezione: bastò un cambio di prospettiva a far crollare quell’illusione.
Inizialmente il suo reportage sugli yankees non fu accolto favorevolmente: la critica non apprezzò quell’estetica caotica così lontana dai canoni formali, ma che risultava così attuale nel rispecchiare la nuova società e i ritmi della contemporaneità.
Eppure lo sguardo di The Americans, in una rinnovata capacità di critica ed autocritica, era destinato a lasciare un’impronta indelebile. Da allora la fotografia non è stata più la stessa ed in essa è tramontato il sogno americano.